Ti sei mai chiesto com’è nato il Qr code? Ormai è entrato nella nostra quotidianità, insieme all’atto stesso di inquadrarlo con lo smartphone. Basta un gesto per avere accesso a siti internet e servizi come foto o messaggi testuali, ma ripercorriamo insieme la nascita di questo innovativo sistema e scopriamo perché è stato creato. Anche se a prima vista non sembra, si tratta di un codice a barre a due dimensioni, composto da una serie di moduli neri che spiccano su uno sfondo bianco. Il suo nome deriva dall’inglese e sta per quick response code (codice a risposta veloce). Ed è proprio questa la sua funzione originaria: dare accesso in pochissimo tempo a una ricca richiesta di informazioni. Facili da scansionare e da leggere, versatili e capaci di adattarsi ai settori più disparati, i codici bidimensionali come il Qr Code hanno segnato una vera e propria svolta nel mondo della tecnologia e delle comunicazioni.
Il Qr Code di un Menu Digitale
A svilupparlo fu a metà degli Anni Novanta una compagnia giapponese che lavorava per la Toyota, la Denso Wave. Lo scopo era quello di studiare un metodo che consentisse di individuare velocemente i vari pezzi che venivano fabbricati negli stabilimenti della celebre casa automobilistica, per gestire in maniera sempre più efficace le scorte e l’organizzazione dei relativi magazzini. A questo scopo esistevano già i codici a barre tradizionali, ma quello messo a punto dalla Denso Wave e, in particolare, dall’ingegnere elettronico Masahiro Hara possedeva una quantità di dati nettamente superiore. Il Qr code, poiché legge molte più informazioni di quelle contenute in un tradizionale codice a barre, fu ritenuto un sistema molto valido su cui puntare e, nel giro di pochi anni, venne utilizzato per ordinare e gestire le varie scorte.
Sarebbe potuto rimanere appannaggio esclusivo degli addetti ai lavori di grandi industrie e simili, ma nel 1999 la Denso Wave decise di far sì che chiunque potesse usare il Qr Code, registrandone il copyright, ma distribuendolo tramite una licenza libera. Tale scelta ha permesso al sistema di venire utilizzato in tutto il Sol Levante non solamente nel settore industriale, dov’era nato, ma anche nel mondo, allora in fortissima espansione, del web e della telefonia mobile. Il merito di individuare le potenzialità del nuovo sistema fu della NTT docomo, il più importante gestore telefonico nipponico.
Con un anticipo di diversi anni rispetto all’Europa, in Giappone, già all’inizio del nuovo millennio, è stato possibile accedere al web tramite i cellulari, con tutto il corollario di applicazioni e pubblicità che, sfruttando proprio il sistema del codice a due dimensioni del Qr code, consentiva di attirare visitatori in maniera efficace e semplice, senza far digitare il nome di un sito o di una pagina specifica. Bastava inquadrare il codice impresso su un grande cartellone pubblicitario posizionato per strada, su un volantino, sulla pagina di un quotidiano o di una rivista per ritrovarsi immediatamente in una determinata pagina web senza correre il rischio di incorrere in errori, dimenticanze o ambiguità. Per darti un’idea di quanto questo sistema fosse capillarmente diffuso in Giappone, basti ricordare che era possibile trovare persino dei biglietti da visita che sfruttavano questo sistema.
Certe innovazioni, tuttavia, prima di essere accettate a livello globale, hanno bisogno di riposare un po’, come se dovessero insaporirsi dentro una pentola. L’avvento di metodi simili al Qr code, come quello a infrarossi, ha messo un po’ da parte questo sistema per diversi anni: solo dal 2010 in poi si è cominciato a riscontrare un maggiore utilizzo della tecnologia del codice a barre a due dimensioni e delle sue possibilità in concomitanza con il massiccio sviluppo degli smartphone.
È in questo periodo che la brillante invenzione di Hara approda con profitto anche negli Stati Uniti e in Europa, affermandosi in poco tempo e diventando lo strumento di uso quotidiano a cui ormai siamo più che abituati. Sembrano passati secoli dai telefoni con cui giravamo nei primi anni del Duemila a quelli di ultima generazione, in grado di tenerci sempre connessi col mondo. All’inizio i principali App Store distribuirono gratuitamente una lunga serie di applicazioni che, una volta installate, consentivano di leggere, decodificare e persino creare il nostro specifico e personale Qr code, ma oggi gli smartphone nascono già con la capacità di riconoscere e decrittare i Qr code: chiunque, in qualsiasi momento, può accedere in pochissimi secondi alle informazioni che desidera. Basta inquadrarle col proprio schermo.
Con il diffondersi della pandemia è arrivato un significativo impulso all'utilizzo dei Qr code nella ristorazione: parliamo dei cosiddetto menu digitale che sfrutta proprio la tecnologia del Qr code per permettere ai clienti di apirre la pagina web su cui è ospitato il menu, limitando così il menu cartaceo come possibile vettore di contagio.